Secondo la ricostruzione degli inquirenti, A.M. attese con tre complici il veicolo che usciva dal piazzale della Tiesse con un carico di cosmetici e birra. Mentre i camion arrivava, i quattro lo hanno bloccato con un furgone e una vettura, poi hanno puntato una pistola contro l'autista, che è stato steso sul pavimento della cabina, e hanno disattivato l'impianto di tracciamento satellitare. Poi hanno scaricato l'autista in campagna e sono fuggiti con il camion.
Però, la banda ha commesso un errore: prima di coprire l'autista con una coperta, egli è riuscito a vedere il capo della banda che intanto aveva sfilato il passamontagna, che poi ha descritto agli inquirenti. Durante l'incidente probatorio, l'autista ha cambiato versione, ma non è stato creduto, anzi è stato accusato di falsa testimonianza (soggetta a un successivo patteggiamento). Nonostante la ritrattazione, il pubblico ministero ha convinto la Corte della colpevolezza della banda, sostenendo che aveva attuato un altro colpo con modalità simili. Il pubblico ministero ha chiesto per A.M. tredici anni, pena che si sarebbe ridotta grazie al rito abbreviato a otto anni e otto mesi. La sentenza è stata di sei anni e quattro mesi per rapina, mentre l'imputato è stato assolto per detenzione di armi, che non sono mai state trovate e che quindi non hanno prodotto la prova che fossero vere.
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