Sembrava una delle tante piccole aziende familiari di autotrasporto, intestata a una donna residente a Massa, dove lavoravano anche il convivente e il suocero. La sede era un un capannone adiacente alla case della famiglia, dove il via via di autoarticolati non destava sospetti. E in effetti, nell'edificio erano parcheggiati quattro semirimorchi. Che però non erano lì per caricare, bensì per trasformarsi. Infatti, i quattro semirimorchi erano stati rubati ad autotrasportatori olandesi erano pronte al riciclo, grazie a punzoni falsi che avrebbero rimarchiato il telaio.
L'irruzione della Polizia ha svelato quest'attività di riciclaggio e nella retata è finito anche un autista di sessant'anni, che stava parcheggiando un articolato rubato nel cortile dell'azienda. Nel capannone, gli agenti hanno trovato anche quattro bancali di batterie per camion, stoccati senza alcuna autorizzazione al deposito di merci pericolose.
Secondo gli inquirenti, l'attività ruotava intorno al suocero della titolare dell'impresa, un uomo di Massa di 54 anni che avrebbe già precedenti pesali. Lui è l'esperto nella falsificazione dei punzoni. Nel lavoro lo aiutava il figlio di 34 anni, mentre la nuora faceva da prestanome per l'azienda. La perquisizione del capannone ha trovato, oltre che punzoni e libretti di circolazione falsi, anche assali di semirimorchi, di cui gli indagati non hanno fornito spiegazioni.
Il traffico di veicoli e componenti è emerso grazie a un controllo su strada svolto su uno dei rimorchi rubati, proprio a breve distanza dalla sede dell'azienda. Durante la verifica erano apparse alcune incongruenze amministrative e un'esame più approfondito ha mostrato un'incongruenza tra il numero di matricola del semirimorchio e la targa. Ciò è bastato per aprire un'indagine, svolta anche tramite pedinamenti. Quando la Polizia ha stabilito di avere raccolto materiale sufficiente per l'incriminazione, ha compiuto l'irruzione nel capannone. Gli inquirenti precisano che l'indagine prosegue per scoprire eventuali complici.
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