Il fatto risale al 7 novembre 2011, quando il camion condotto dall'autista della Repubblica Ceca investì un ciclista di 19 anni che stava percorrendo una rotonda (peraltro nota in città per la sua pericolosità e dove sono già avvenuti diversi incidenti mortali). Al termine delle indagini, la Procura ha rinviato a giudizio il camionista per omicidio colposo, portando una motivazione che finora ci risulta inedita: l'investimento sarebbe causato dalla negligenza dell'autista, che aveva accumulato troppi oggetti sul parabrezza, riducendo la visibilità anteriore.
L'accusa sostiene, infatti, che l'autista "apponendo dispositivi quali cellulare, Telepass e navigatore satellitare in centro alla base del parabrezza nonché, in basso a destra del parabrezza stesso le cosiddette bustine portadocumenti, ostruiva la propria visuale e quindi non teneva il veicolo in condizioni tali da garantire la sicurezza stradale".
La perizia tecnica precisa che il camion non aveva lo specchio convesso frontale, che serve proprio per aumentare la visibilità nella parte anteriore del camion. E il buon senso direbbe che proprio questa potrebbe essere la vera negligenza dell'autista e dell'azienda titolare del camion, che probabilmente era piuttosto datato, perché oggi tutti i costruttori montano di serie questo componente.
La consulenza tecnica evidenzia anche un concorso di colpa da parte del ciclista, che prima di essere investito si era fermato per accedere alla rotonda troppo vicino al frontale del camion, contribuendo a rendersi poco visibile.
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