Certo non si tratta di cristalleria, ma il trasporto di rifiuti per delicatezza non è da meno. Sicurezza, protezione ambientale, filiere logistiche articolate, quadro normativo complesso: sono solo alcuni dei punti che rendono lo spostamento dei rifiuti un mestiere difficile e sfidante allo stesso tempo. Soprattutto per gli operatori ambiente di maggiori dimensioni, che necessariamente intercettano i bisogni più strutturati di aziende pubbliche e private.
Come Herambiente, ad esempio, il maggiore operatore italiano sui rifiuti sia urbani che speciali, con oltre 6 milioni di tonnellate trattate ogni anno. Fabrizio Salieri, Direttore Mercato Utilities Herambiente, ha un osservatorio privilegiato sui (grandi) mutamenti in corso nella logistica dei rifiuti.
Come sta cambiando il mondo del trasporto rifiuti?
“Moltissimo, sia in termini quantitativi che qualitativi. Quantitativi perché la domanda di trasporto, soprattutto verso impianti di trattamento esteri, è esplosa, anche a causa della cronica carenza impiantistica in Italia. Poi qualitativi, perché il trasporto rifiuti è un’attività sempre più integrata alla catena del valore delle aziende. Dunque, i clienti stanno alzando l’asticella delle aspettative sul servizio”.
Ad esempio?
“Ad esempio, sulla business continuity. I rifiuti sono prodotti con continuità ed è necessario garantire al cliente le soluzioni logistiche, anche a fronte di picchi di produzione. Non tutti gli operatori riescono a garantirlo”.
Herambiente sì?
“Certo, perché possiamo contare su una base impiantistica di proprietà di 95 siti fra impianti di recupero, smaltimento e stoccaggio. Oltre che su una rete importante di partnership con impianti in Italia e all’estero”.
Che tipo di rifiuti movimentate?
“Praticamente ogni tipo di scarto, pericoloso e non pericoloso. La quota più importante è costituita da rifiuti non pericolosi derivanti da impianti di trattamento, verso impianti sia nazionali sia esteri”.
Tutta Europa?
“Sostanzialmente sì: gestiamo traffico verso Spagna, Belgio, Olanda, Germania, Danimarca, Svezia, Austria, Ungheria, fino alla Grecia. Ma le opportunità di mercato ci spingono continuamente a cercare allargamenti di perimetro”.
Qual è la modalità di trasporto prevalente?
“Verso l’estero operiamo sempre più in logica intermodale, ferrovia e nave. Utilizziamo treni diffusi sia con container che con classici carri H, ma anche con trasporto del semi-rimorchio a bordo. Talvolta poi la necessità ci porta anche verso treni completi. Sul navale utilizziamo sia Ro-Ro, sia traffico diffuso con container”.
A che tipo di partner vi affidate per i trasporti?
Fino a qualche anno fa ci rivolgevamo prevalentemente a chi ci offriva il pacchetto intermodale completo. Con il tempo abbiamo acquisito know-how gestionale e questo ci consente di considerare anche aziende che offrono anche solo pezzi della filiera, come primo e ultimo miglio, servizi di terminal, trazione tra terminal”.
Cosa cercate in un fornitore di servizi di trasporto?
“Chiediamo innanzitutto un’identificazione etica con le policy del Gruppo Hera: trasparenza, rigorosa compliance normativa, massima attenzione verso sicurezza e protezione ambientale. Conseguentemente, chi desidera sottoporsi al nostro percorso di qualifica è normalmente un operatore certificato su qualità, sicurezza e ambiente. Dal punto di vista tecnico, consideriamo un plus avere partner in grado di fornirci anche il cosiddetto equipment, vale a dire tutte le soluzioni fisiche necessarie per la spedizione in sicurezza del carico: container, carro, ecc... E siamo particolarmente attenti alla qualità del servizio e delle attrezzature”.
Siete molto selettivi…
“Sì. É normale in un mercato così sensibile e complesso come quello dei rifiuti. Ma, d’altro canto, possiamo offrire molto: trasferimento di know-how, garanzia di volumi importanti e massima solidità finanziaria”.